Lo scorso 4 febbraio SITE ha compiuto 75 anni. Abbiamo deciso di celebrare in modo speciale questo anniversario, lanciando un progetto editoriale che, durante l’arco dell’anno, percorrerà le grandi tappe storiche dell’azienda in via del tutto inedita. Lo farà dando voce al racconto di alcune persone che ne sono state protagoniste.
Sono i racconti personali di chi in modo emblematico ha vissuto epoche e fasi tecnologiche che hanno accompagnato l’evoluzione dell’azienda e del nostro Paese verso il progresso. Sono le storie di chi ha affrontato dietro le quinte numerose sfide per diffondere il meglio della tecnologia, contribuendo a far diventare SITE la realtà che conosciamo nel campo delle Telecomunicazioni, dei Trasporti, dell’Energia e degli Impianti tecnologici.
SCENARIO: SITE UNO DEI PRINCIPALI FORNITORI DELLA SIP
La nascita di SITE nel Secondo dopoguerra coincise con lo sviluppo di importanti infrastrutture, come ad esempio le autostrade, le reti telefoniche ed energetiche. Furono opere realizzate grazie all’intervento statale nell’economia. Nel 1957 fu lanciato il primo piano regolatore telefonico nazionale, mentre nel 1962 un decreto legge nazionalizzò l’energia elettrica, portando alla creazione di Enel. Le società elettriche che dovettero cedere forzosamente i propri impianti allo Stato ottennero un indennizzo. Tra queste c’era la SIP – Società idroelettrica piemontese – che sfruttò il cospicuo risarcimento per investire nel settore telefonico.
Il processo di unificazione del sistema telefonico nazionale si completò nel 1964, con la fusione per incorporazione delle concessionarie STIPEL, TELVE, TIMO, TETI e SET – primi clienti di SITE – che confluirono in SIP. In quel periodo si contavano in Italia 4.220.000 abbonati al telefono, 5.530.000 apparecchi telefonici in servizio, 27.000 posti telefonici pubblici.
Nel 1970 furono completati i collegamenti interurbani. Nel 1973 venne introdotto a Roma in forma sperimentale il Servizio Radiomobile di conversazione, a cui seguirà il lancio dell’RTMI, il primo servizio di telefonia radiomobile in Italia. Qualche anno più tardi, nel 1979, furono posati sempre a Roma i primi 16 km di fibra ottica.
È in questo scenario che SITE divenne uno dei principali fornitori della SIP (che nel 1994 venne privatizzata trasformandosi in Telecom Italia), accompagnandola in tutti i suoi progetti, dalla costruzione delle nuove infrastrutture di rete di telefonia in rame fino alle prime sperimentazioni con la fibra ottica nell’ambito delle telecomunicazioni.
UOMINI ISPIRATI DAL PROGRESSO: LA STORIA DI FRANCO GRIFFO
Oggi, con la prima intervista a Franco Griffo – una carriera di 47 anni in SITE, iniziata negli anni ‘70 e proseguita con ruoli di crescente e varia responsabilità – ripercorreremo tramite il suo sguardo le sfide vissute dall’azienda attraverso alcune significative evoluzioni avvenute nel mercato delle infrastrutture di telecomunicazione del nostro Paese. I ricordi personali di Franco Griffo si intrecciano profondamente con la storia di SITE, arrivando ad abbracciare tre generazioni della sua famiglia: suo padre, lui e suo fratello Nicola, suo figlio Raffaele e suo nipote Raffaele, figlio di Nicola.
A partire da sinistra, Franco e suo figlio Raffaele – Responsabile della Filiale di Treviso. A seguire Nicola e suo figlio Raffaele – Caposquadra nelle attività con la Fibra ottica.
Franco, classe 1954, è nato a San Cipriano d’Aversa in provincia di Caserta. Dipendente di SITE dal 1973 al 2020, ha ricoperto diversi ruoli. Da Assistente Tecnico dei cantieri relativi alla costruzione delle reti telefoniche urbane in rame per conto della SIP, è diventato negli anni ‘80 Responsabile di Filiale nella regione Campania.
Dal 2000, prima in qualità di Project manager e poi di Responsabile delle filiali della divisione Nuovi Operatori, ha messo a disposizione la sua esperienza nello sviluppo di progetti a livello nazionale per i nuovi operatori e clienti di SITE, seguendoli nella costruzione di nuove infrastrutture di rete in fibra ottica.
L’INTERVISTA
Ciao Franco! Raccontami la tua storia in SITE. Quando sei entrato in azienda?
Venni assunto in SITE nella filiale di Casagiove (CE) nel 1973, quando l’azienda era ancora una S.r.l.
Mio padre la conosceva perché negli anni ‘60 lavorava in una ditta locale che le forniva servizi in subappalto. Grazie a lui venne segnalato mio fratello Nicola, più grande di me. Nicola iniziò a lavorare in SITE nel 1966 come palificatore posa cavi e successivamente come caposquadra. Lo fece per tanti anni fino alla pensione. Fu lui a segnalarmi a sua volta, e io iniziai così il mio percorso in azienda da Assistente Tecnico.
Appena diplomato, prima di iniziare i corsi universitari alla facoltà di Architettura, pensai che sarebbe stato interessante provare un’esperienza lavorativa. Dopo poco, però, mi resi conto di avere avuto la fortuna di entrare a far parte di una gran bella azienda e mi convinsi che valeva la pena dedicare tutte le mie energie al lavoro. Mi sono quindi buttato a capofitto in questa avventura, vivendo con l’azienda l’epopea dello sviluppo della rete telefonica in rame in Italia. È stato, questo, un periodo di grande crescita dell’azienda, che a un certo punto ha raggiunto circa 1.000 dipendenti solo in Campania.
Quali sono i progetti più significativi che hai seguito? Come hanno contraddistinto le fasi storiche e le trasformazioni che ha vissuto l’azienda?
Ho seguito numerosi progetti in SITE. Tutti mi hanno profondamente segnato e arricchito come uomo e come professionista, ma quelli che mi sono rimasti particolarmente a cuore sono stati i progetti che hanno rappresentato “i miei inizi”.
L’EPOCA DELLE INFRASTRUTTURE IN RAME, DA ASSISTENTE TECNICO A CAPO FILIALE
Quando iniziai la mia carriera come Assistente tecnico presso la filiale di Caserta, ebbi la fortuna, come già detto, di vivere l’epoca della realizzazione delle infrastrutture in rame. In quel periodo la presenza territoriale di SITE era talmente radicata nel territorio e nelle altre province della Campania, che venivamo identificati da tutti come la SIP “locale”. La gente, quando vedeva il furgone SITE, diceva: “chill che mettn i telefn” (quelli che installano i telefoni), perché noi eravamo gli unici, per conto di SIP, a realizzare la rete telefonica urbana e a costruire gli impianti per i suoi abbonati. Nei sette anni da assistente tecnico ho gestito la realizzazione dell’ampliamento della rete urbana di innumerevoli paesi. La rete doveva essere costruita in modo capillare e raggiungere ogni singola abitazione. Questo mi ha permesso di arrivare a conoscere tutte le loro strade e i loro anfratti. Come assistenti tecnici, noi eravamo anche incaricati di richiedere i permessi ai privati – presso le cui abitazioni venivano posati i cavi aerei, o all’interno delle proprietà venivano invece piantati i pali – e molto spesso si stringevano con gli abitanti dei rapporti di amicizia che rendevano la permanenza in quella località ancora più piacevole. Ci trovavamo a interloquire con gente che non vedeva l’ora di avere il telefono in casa, per cui i permessi venivano ottenuti agevolmente e, a volte, erano anche accompagnati dall’offerta di un buon caffè!
Di quel periodo serbo un ricordo indelebile. La costruzione della rete avveniva mediante la posa di cavi “Primari” che partivano dalla centrale telefonica – rappresentata da un edificio che SIP prendeva in affitto oppure costruiva appositamente – e terminavano all’interno di armadi stradali dai quali partiva la rete “secondaria” che si ramificava in tutto il paese. Si posavano poi all’esterno dei fabbricati le “cassette o box”, i terminali di rete a cui si collegava l’impianto dell’abbonato che faceva richiesta del telefono. Installavamo, con ordini a parte, anche le cabine telefoniche.
In quel periodo, eccetto qualche località sperduta di montagna, tutti i paesi erano già dotati di un minimo di rete telefonica. Nelle località dove non esisteva una vera e propria rete, la SIP prendeva in affitto o costruiva un locale per realizzare al suo interno una piccola centrale telefonica dove montava gli apparati. Poi arrivavamo noi e mettevamo il cosiddetto “permutatore”, ossia un telaio in ferro su cui si attaccavano i terminali di rete. I terminali venivano installati nelle centrali e da lì si partiva per portare la rete all’esterno, ramificandola in tutta la località.
Nel 1980 divenni Responsabile di filiale iniziando nell’allora sede di Arzano (Napoli) dove continuai a occuparmi della costruzione della rete in rame per la telefonia. Dopo ritornai nella filiale di Casagiove e nel suo periodo di massima produttività la sede arrivò a contare circa 300 dipendenti. Il ruolo di Responsabile comportava la gestione dell’organizzazione delle attività produttive facenti capo alla filiale, dei rapporti con i clienti, della selezione del personale della gestione della sicurezza. La filiale era una sorta di piccola azienda trapiantata sul territorio, della quale avevamo la totale responsabilità.
LA FINE DEL PERIODO DEL RAME, NUOVI CLIENTI E L’INIZIO DEL CAMBIAMENTO
Ho occupato il ruolo di capo filiale per circa 20 anni, fino a quando il settore delle telecomunicazioni ha subito un profondo riassetto organizzativo. Le infrastrutture in rame erano state ormai completate e da lì iniziò una nuova stagione. Le attività principali divennero la manutenzione della rete precedentemente costruita, i piccoli ampliamenti della stessa e l’attivazione dei nuovi abbonati alla telefonia. SITE, che all’epoca, come le atre imprese del settore aveva come unico committente la SIP, dovette perciò affrontare una profonda riorganizzazione. Quattro delle cinque filiali campane chiusero e l’azienda iniziò ad aprirsi a nuovi mercati, avviando una fase di crescita e diversificazione.
IL TRASFERIMENTO A GENOVA E L’ACQUISIZIONE DI NUOVI CONTRATTI
La chiusura delle sedi in Campania comportò per me un trasferimento a Genova dove fui incaricato di gestire uno dei primi progetti acquisiti da SITE nella nuova fase aziendale, che prevedeva l’acquisizione di lavori provenienti da clienti diversi da Telecom, mediante partecipazione ad apposite gare.
Il primo progetto preso in carico da me fu realizzato per conto di SASTERNET, società appartenente all’azienda municipalizzata per i servizi del gas e dell’acqua della città di Genova. La Società fu creata allo scopo di cablare la città, in un momento in cui la fibra ottica aveva preso piede a livello internazionale. Il progetto prevedeva di collegare con la fibra Genova al resto del Nord Europa.
Si trattò per me di un’esperienza molto importante, perché, per la prima volta, dovetti affrontare il lavoro in modo completamente diverso rispetto alle vecchie logiche aziendali a cui per quasi 30 anni ero stato abituato. Come se non bastasse era anche la prima volta che mi allontanavo da casa. In precedenza, infatti, il lavoro ci veniva direttamente assegnato dal cliente e noi dovevamo soltanto realizzare le infrastrutture di rete fissa eseguendo sempre le stesse attività. La capacità di un responsabile di filiale consisteva fondamentalmente nel riuscire a creare un’organizzazione tecnico-produttiva efficiente. Quando questo modo di lavorare terminò, SITE si trovò a competere con altri concorrenti per acquisire nuovi contratti. Questo richiedeva una capacità di gestione completamente diversa.
Ricordo con piacere che in un’occasione il Presidente di SITE, L’Avvocato Borghi, mi disse: “Lei è stato uno dei pochi che è riuscito a cambiare lavoro senza cambiare azienda”. Per me fu un grande complimento. Nonostante io appartenessi alla vecchia dirigenza aziendale, era la certificazione che ero riuscito a stare al passo con un mondo che si trasformava ed ero stato in grado di farlo modificando la mia cultura professionale e rispondendo alle nuove esigenze del mercato.
IL PROGETTO RIFON 2 CON IL MINISTERO DELLA DIFESA
Un altro progetto per me particolarmente significativo fu quello realizzato per conto del Ministero della Difesa, il progetto RIFON 2, commissionato da TELEDIFE.
L’obiettivo finale del Ministero della Difesa era quello di creare una connessione di rete in fibra ottica al servizio di tutte le caserme e le sedi militari distribuite su scala nazionale. Il progetto Rifon2 ne era una parte. Il cavo doveva partire da una caserma dei carabinieri di Bologna e arrivare fino a un sito militare di Lecce, percorrendo la via Emilia, la costa Adriatica e l’entroterra della Puglia, utilizzando in buona parte infrastrutture esistenti lungo le quali furono costruiti centinaia di pozzetti dedicati a ospitare le sue muffole. Nei tratti in cui le infrastrutture mancavano ne furono costruite di nuove, per un totale complessivo di circa 200 Km. Era una sorta di dorsale in fibra ottica che il Ministero della Difesa stava cercando di costruire in parallelo ad altre realtà in Italia. Questo poteva consentirgli di gestire le proprie attività utilizzando le nuove tecnologie e in sicurezza, perché i cavi nei pozzetti venivano protetti con armature in ferro che proteggevano dalle effrazioni.
Il progetto durò un paio di anni e mi diede l’occasione di interloquire direttamente con il Ministero della Difesa. Al suo completamento, il cliente ne fu molto soddisfatto. Questo ci consentì in seguito di rinnovare la collaborazione in un progetto che coinvolse anche Fastweb. Insieme ampliammo la rete occupandoci delle “code” necessarie per collegare tutte le sedi militari alla dorsale principale precedentemente costruita lungo il percorso.
LO SVILUPPO DELLE RETI IN FIBRA OTTICA PER RIDURRE IL DIVARIO DIGITALE CON INFRATEL
Intorno al 2005 iniziò una nuova grande fase di investimenti pubblici, relativi ai piani Banda Larga e Ultra Larga, sotto la guida di Invitalia e per mezzo della società in-house INFRATEL. Fu l’avvio di una fase storica che dura tutt’oggi, di cui noi fummo protagonisti fin dall’inizio. INFRATEL era appena stata costituita ed era composta da pochissime persone. Tra queste, ricordo con affetto l’Ing. Salvatore Lombardo, ancora oggi impegnato alla guida di questo ambizioso progetto.
SITE fu tra le prime aziende ad acquisire i lavori commissionati dalla neonata INFRATEL. Abbiamo poi continuato a collaborare negli anni, costruendo una serie di reti in fibra ottica che hanno interessato le regioni Campania, Calabria, Puglia, Lazio, Toscana, Umbria, Marche e Sardegna.
UN CERCHIO CHE SI CHIUDE: IL PROGETTO BUL DI TELECOM
A fine carriera fui coinvolto in un altro grande progetto per conto di Telecom Italia. Si trattava del progetto BUL per superare il divario digitale, che prevedeva di raddoppiare la rete urbana sviluppandone una in fibra ottica da affiancare a quella in rame. Le regioni coinvolte furono Campania, Calabria, Basilicata e Puglia. La provincia di Caserta, in Campania, era quella parte d’Italia in cui circa 30-40 anni prima avevo costruito la rete telefonica in rame. Mi ritrovai dunque a rifare lo stesso lavoro, ma questa volta con la fibra ottica. Il risultato di questa attività fu quello di dotare questi territori di una rete mista rame-fibra che avrebbe permesso di navigare alla velocità di 30 oppure 100 MB al secondo in funzione della tecnologia utilizzata.
Nel corso degli anni, come è cambiato il modo di lavorare in azienda e di realizzare reti di telecomunicazione?
DAI CARRETTINI DEGLI ANNI ‘60 ALL’ATTREZZAGGIO DEI PRIMI FURGONI
Consideriamo che negli anni ‘60, l’epoca in cui aveva iniziato a lavorare mio fratello, SITE non operava con i furgoni, ma utilizzava dei carrettini spinti a mano, che venivano bloccati con catena e lucchetto per evitare i furti. Era una sorta di baule con delle ruote e delle stanghe che permettevano di trasportarlo come se fosse il carretto di un ambulante. Al suo interno, oltre le attrezzature, erano contenute anche le divise.
Quando si doveva iniziare l’attività in una nuova località, un camion caricava con la gru il carrettino per poi lasciarlo in un posto ben in vista come la piazza del paese. Mio fratello mi raccontava che i lavoratori arrivavano nella località con i mezzi propri. Una volta lì, aprivano il carrettino e si vestivano direttamente in strada, si caricavano in spalla le scale e iniziavano a muoversi a piedi per il paese. Realizzavano la rete telefonica posizionando i cavi in rame a ridosso degli edifici.
Mi ricordo anche che all’età di circa 12 anni, in un periodo in cui lui era a casa per infortunio, mio fratello mi portò alcune volte nei luoghi in cui stava lavorando la sua squadra. In quelle occasioni vidi per la prima volta le attività di cui si occupava SITE. Mi affascinò il fatto che gli operai salivano sui pali come acrobati, utilizzando appositi ramponi e cinture di sicurezza. Fascettavano un cavo alla fune di acciaio tesa tra i pali infissi nel terreno e per farlo utilizzavano una specie di seggiola agganciata alla fune stessa. Restavano così appesi al tratto di fune, tesato tra due pali, fino a fascettare tutte le campate che componevano l’intera palificazione. Anche se oggi questo modo di lavorare farebbe rabbrividire un ispettore del lavoro, venne applicato per diverso tempo. Le persone che mio fratello mi presentò in quel periodo me le ritrovai anni dopo in azienda e divennero in seguito dei miei collaboratori.
Foto di Nicola Griffo insieme alla sua squadra, durante un’intervento di predisposizione della posa di un cavo in rame dove aver piantato il palo di sostegno. Periodo inizi anni ’80.
Quando arrivai io in SITE, i carrettini erano ormai stati dismessi. A partire dagli anni ‘70 i mezzi utilizzati cambiavano a seconda del ruolo e delle attività. I giuntisti dei cavi in rame utilizzavano di norma dei furgoncini Fiat 850, allestiti al loro interno con delle scaffalature artigianali per contenere gli attrezzi di lavoro. Gli addetti allo scavo e i palificatori avevano invece a disposizione dei furgoni della Volkswagen. Su alcuni di questi furgoni erano alloggiati dei compressori, utilizzati dal personale addetto per tagliare la strada e scavare.
Pensando a tutti coloro con cui sei entrato in contatto (clienti, fornitori, subappaltatori, partner, competitor), in cosa ti hanno arricchito e come hanno contribuito alla tua crescita in SITE?
Il cambiamento dello scenario di settore che ci portò alla diversificazione su differenti clienti mi permise di conoscere nuove realtà diverse da SIP, caratterizzate da un modo di lavorare completamente diverso. Entrai così in contatto con altre competenze.
Nelle esperienze maturate soprattutto con i ministeri della Difesa, dello Sviluppo economico (Infratel) e degli Interni ho avuto l’opportunità di confrontarmi con dirigenti e responsabili di grandissimo valore e dalle elevate competenze.
Ogni volta dovevi comprendere il modus operandi di uno specifico committente, capire la sua struttura e come funzionava. Facendo questo con più realtà mi sono enormemente arricchito.
SITE è sempre stata molto orientata a soddisfare al massimo le esigenze dei propri clienti. Dopo l’epoca della SIP e l’avvento delle nuove sfide del mercato, la grande capacità di adattamento e le qualità manageriali della proprietà di SITE ci hanno permesso di crescere e diversificarci in tantissimi settori all’avanguardia.
Di quale aspetto ti sei sentito maggiormente fiero nel far parte della famiglia di SITE?
Sono fiero di aver vissuto tante esperienze e orgogliosissimo di averlo fatto con SITE. Ho sempre avuto un grande attaccamento all’azienda, che è riuscita a farmi amare il lavoro al punto da non essermi mai accorto di aver lavorato. Anche nei momenti di difficoltà, non ho mai immaginato di lavorare altrove, perché SITE era la mia famiglia. Potrebbe sembrare strano ma, mi sono particolarmente commosso quando, nel 2017, il Presidente Stefano Borghi è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere del lavoro. L’evento mi è sembrato il degno coronamento di un percorso che, gratificando la persona, ha certificato anche la capacità della nostra azienda di svilupparsi fino a diventare quella che è oggi.
Che consiglio daresti a tuo figlio Raffaele, che ha intrapreso il tuo stesso percorso in SITE?
Forse nessuno ci crede, ma io e Raffaele non parliamo di lavoro quando ci vediamo. I motivi sono diversi. Tra questi, c’è sicuramente il fatto che mio figlio è una persona molto orgogliosa, che desidera “farsi le ossa da solo”. Se proprio dovessi dare un consiglio a mio figlio, gli direi di esercitare il ruolo che gli è stato affidato con la massima onestà intellettuale e di nutrire attaccamento e amore per l’azienda. Gli direi di gestire il suo lavoro con la stessa oculatezza con cui gestirebbe una cosa propria. Credo che lo stia già facendo, forse anche meglio di come lo abbia fatto io.