La fibra ottica di SITE arriva a connettere anche le più piccole comunità del nostro Paese, riducendo così il digital divide e favorendo la digitalizzazione della penisola. Tra luglio e ottobre dello scorso anno, l’infrastruttura è stata installata a Favale di Malvaro, comune situato della città metropolitana di Genova. La località si trova nella valle del Malvaro, vallata laterale della val Fontanabuona, nel punto in cui i corsi d’acqua Castello e Arena si uniscono per dare vita al torrente Malvaro.
In tre mesi di lavoro, SITE ha dotato i circa 400 residenti del comune di una rete in fibra dell’estensione di 4 chilometri, che ha raggiunto 243 unità abitative. Oggi, i cittadini di questa piccola realtà ligure navigano a una velocità che può arrivare fino ai 100 Mbps in modalità FTTH (Fiber To The Home).
LA STORIA DI FAVALE DI MALVARO
I primi insediamenti nell’area si svilupparono per motivi commerciali e militari. Conosciuto anticamente come Fontebono, “Fontis Bonae”, il paese fu citato per la prima volta nel 1148 nel registro della Curia arcivescovile di Genova. In seguito, questo nome si estese alla vallata principale del territorio, val Fontanabuona, mentre il borgo venne indicato come “Favali”.
Il paese fu controllato dall’XI al XII secolo dalla famiglia Fieschi, conti di Lavagna. Nel 1608 passò alla Podesteria di Rapallo e successivamente alla Repubblica di Genova. Fra il Cinquecento e il Seicento, Favale fu teatro di feroci lotte tra fazioni per il dominio del territorio: da una parte, i Guelfi Fregoso, soprannominati “turchini” per via del colore dei loro distintivi; dall’altro, i Ghibellini Adorno, chiamati “verdi”.
Con la dominazione napoleonica, nel 1797 Favale fu annessa al dipartimento del Golfo del Tigullio, all’interno della Repubblica Ligure. In seguito, cambiò diverse volte giurisdizione finché, con la Restaurazione, fu inglobato nel Regno di Sardegna.
Nella prima metà del XIX secolo si formò qui una piccola comunità di religione valdese che ebbe contrasti con il clero cattolico locale. Nel 1849 fu fondata una chiesa evangelica valdese che sopravvisse fino al 1919. In quegli anni, la forte emigrazione verso l’America spopolò Favale, che vide andare via anche gli ultimi valdesi praticanti.
FAVALE: TERRA DI FAVE, EMIGRAZIONE E… BANCHIERI
Il toponimo “Favale” deriva dal latino “faba”, ossia “fava”. L’aggiunta del suffisso “-ale” sta a indicare che nella zona il terreno è adatto alla coltivazione delle fave. Dal suo nome, risalente a mille anni fa, si evince dunque la vocazione agricola di Favale di Malvaro, dove si producono principalmente fave, piselli e ceci.
Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, le condizioni di vita della popolazione erano però molto difficili. Molti preferirono emigrare nelle Americhe in cerca di fortuna, specialmente in California e Perù. Tra questi, una persona in particolare trovò un grande successo. Parliamo di Amadeo Peter Giannini, nato a San Jose da emigrati favalesi. Nel 1904, Giannini fondò a San Francisco la Bank of Italy, divenuta poi la Bank of America, oggi una delle banche più importanti al mondo.
A ricordare il fenomeno dell’emigrazione, a Favale di Malvaro ci sono il Monumento all’emigrante e il Museo storico dell’emigrante, ospitato proprio nella casa che fu degli antenati di Amadeo Giannini. Ogni anno, inoltre, una festa dedicata ai Favalesi d’America celebra il ritorno alle origini dei discendenti delle famiglie emigrate.
LUOGHI DA VISITARE
I luoghi più interessanti da visitare a Favale di Malvaro sono il Santuario di Nostra Signora del Rosario e la Chiesa parrocchiale di San Bernardo.
Il Santuario di Nostra Signora del Rosario, situato su un poggio, risale al XVII secolo. La chiesa è sede della parrocchia di San Vincenzo ed è un santuario diocesano solo dal 2003. L’esterno presenta una facciata in stile barocco. L’interno dell’edificio è suddiviso in tre navate a pianta basilicale. L’abside ospita un affresco che raffigura il Trionfo di San Vincenzo, mentre il presbiterio mostra vicende della vita del santo. Nei tre medaglioni della volta si ammirano diversi cicli di affreschi del pittore Luigi Agretti, realizzati nel 1915.
La Chiesa parrocchiale di San Bernardo, nella frazione di Monteghirfo, sorge su una cappella di origine medievale. Nel corso del XIX secolo la struttura è stata sottoposta a un graduale ampliamento. L’attuale facciata, con robuste colonne dai fini capitelli, è del 1880.